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Fotografi del Territorio - Episodio 5

Aggiornamento: 8 mag 2022

DANIELE FRIGIDA - I MONTI SIMBRUINI e L'APPENNINO CENTRALE


Ciao Daniele e grazie per aver accettato questo invito come quinto ospite del blog e dei "Fotografi del territorio". Parlaci un po' di te.


Chi è Daniele Frigida?

Ciao Andrea, come prima cosa grazie per avermi invitato sul tuo blog.

Sono nato nel 1987 e nella vita di tutti i giorni lavoro nell’ambito dell’Information Technology; nel tempo libero invece mi dedico con grande passione alla fotografia naturalistica, praticata quasi esclusivamente sulle montagne dell’Appennino, a mio avviso l’ultimo grande baluardo di integrità naturale dell’Italia centrale nonché il mio terreno d’avventura preferito.




Come è nata la tua passione per la fotografia e cosa ti ha spinto a dedicarti alla fotografia di paesaggio e naturalistica?

All’inizio, in maniera quasi del tutto naturale ed in continuità con quella che era da sempre la mia passione per la scoperta del territorio, mi sono dedicato esclusivamente al paesaggio di montagna; solo più avanti, di pari passo con una conoscenza sempre più approfondita dei luoghi frequentati, ho iniziato a praticare anche tutti gli altri generi di fotografia inerenti l’ambito naturalistico (fauna, macro, ecc.).

Nel tempo ho imparato quindi ad apprezzare la fotografia per le infinite possibilità che essa è in grado di offrire per approfondire la conoscenza nei confronti della natura, nelle sue più svariate sfaccettature, dai grandiosi aspetti del paesaggio alle più piccole espressioni del regno animale e vegetale.





Primavera sull altopiano


Lo studio preventivo e l’attenta osservazione sul campo che sono necessari per realizzare al meglio un’immagine permettono infatti di conoscere a pieno il soggetto e l’ambiente circostante, facendo sì che se ne possano cogliere sfumature e dettagli straordinari, talvolta inattesi.

Inoltre fotografare immerso nella natura permette di riconnettermi con ritmi ed ordini ancestrali che ritengo essere alla base del benessere psico-fisico, una condizione sempre più difficile da trovare nell’attuale mondo antropizzato ed antropocentrico.



Faggeta e ciclamini


Descrivi brevemente il territorio in cui operi: cosa ha di speciale e perché le persone dovrebbero interessarsi a queste aree?


Come accennato all’inizio, fotografo prevalentemente tra le montagne dell’Appennino centrale ed in particolare sui Monti Simbruini, le montagne di casa e del cuore. Questi ultimi costituiscono un’importantissima area naturale a cavallo tra il Lazio e l’Abruzzo; sono montagne calcaree e carsiche, tanto ricche d’acqua nel fondovalle quanto brulle ed aspre sulle alte cime, nel mezzo faggete sconfinate alternate a verdi altopiani dalle forme dolci.




Tramonto estivo Monti Simbruini



La biodiversità che caratterizza questo territorio è semplicemente straordinaria, tanto da annoverare innumerevoli endemismi dell’Appenino, sia faunistici che floreali; un vero e proprio miracolo se si pensa che una grande metropoli come Roma dista appena poche decine di chilometri in linea d’aria.

Dal punto di vista della conservazione comprendere l’importanza di luoghi come i Monti Simbruini, ed ovviamente più in generale di tutte le aree naturali, credo sia oggi quantomai indispensabile..





Alba autunnale Monte Tarino



Come pensi possa contribuire la tua fotografia rispetto alle zone in cui operi?

Sono fortemente convinto che la fotografia naturalistica trovi il suo più nobile scopo nella divulgazione dei tratti distintivi di ogni territorio e delle specie che vi vivono, divenendo quindi veicolo di quella consapevolezza che è imprescindibile per una reale valorizzazione, intesa prima di tutto come salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.

Realizzano ogni mia immagine sulla base di questo principio e mi auguro vivamente di poter contribuire, seppur in minima parte, ad una sempre più diffusa conoscenza dello straordinario patrimonio naturalistico dei territori dell’Appennino centrale in cui da sempre amo fotografare.




Faggeta in autunno


Parlaci del tuo progetto "territoriale", da quanto tempo ci stai lavorando e qual è il suo punto di forza secondo te?

Di fatto possiamo dire che il progetto fotografico territoriale incentrato sui Monti Simbruini è nato in parallelo con l’inizio della mia passione per la fotografia. Il tutto ha però preso la sua forma definitiva nel 2013 quando, insieme all’amico Francesco Ferreri, abbiamo deciso di dare vita ad Orizzonti Simbruini, un progetto multimediale completamente indipendente voluto per dare il giusto risalto ad un territorio allora ai più quasi del tutto sconosciuto.

E’ iniziato così un lungo ed entusiasmante percorso che mi ha portato a conoscere pienamente queste montagne e ad amarle profondamente per la loro malinconica bellezza, una bellezza che a differenza di tanti altri luoghi è tutt’altro che esplicita e clamorosa, quanto piuttosto sommessa, visibile solo agli occhi di chi è disposto ad osservare con pazienza e leggere “tra le righe” i segni di una natura a tratti ancora assoluta e sontuosa..




Alba invernale sul Monte Cotento


Dopo 8 anni di lavoro nel novembre 2021 è stato pubblicato il volume fotografico “Orizzonti Simbruini, viaggio nella natura di un Appennino inedito“ (Quercus Libris edizioni ), il suggellamento di questa lunga avventura.

Oggi, dopo anni di assidua attività sul campo e di diffusione dei contenuti sul web, posso dire tranquillamente che questo lavoro di divulgazione, vuoi anche per il preciso momento storico in cui ha preso forma e si è poi sviluppato (nel pieno del boom dell’era “social”), è stato fondamentale per incrementare la conoscenza di questo territorio. Ci auguriamo che adesso il libro possa essere un ulteriore incentivo in questo.

Tuttavia l’aspetto più importante che credo valga davvero la pena sottolineare è un altro: in contrasto ad una sempre più dilagante promozione del territorio con fini di ritorno più o meno diretti da parte di enti e realtà locali, una triste moda che vuole svendere a tutti i costi la montagna come un grande “parco giochi”, con Orizzonti Simbruini si è costantemente cercato di mantenere viva l’attenzione su quelli che sono gli aspetti naturalistici peculiari di questo territorio, per i quali quasi 40 anni fa veniva istituita l’area protetta più grande del Lazio, il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini.




Capriolo


Cosa pensi dell'impatto della fotografia social sul territorio e sulle aree particolarmente sensibili dal punto di vista naturalistico?


Questo è un tema molto importante, che meriterebbe importanti approfondimenti e riflessioni. Mi limito solo a dire che l’ampia diffusione di immagini di natura e paesaggio oggi possibile grazie ai social media da un lato è certamente un fattore positivo ed una grande opportunità per conoscere e far conoscere luoghi nonché specie particolari, va però sempre considerato anche come questa grande visibilità possa facilmente sfuggire di mano ed innescare situazioni estremamente dannose per l’ambiente.



Grifone


Personalmente frequento quasi esclusivamente luoghi naturali ai più sconosciuti e per il bene della loro conservazione evito di divulgarne pubblicamente troppi dettagli sull’esatta localizzazione degli spot fotografici, così come nelle foto di fauna ad immagini estremamente scenografiche preferisco sempre un comportamento responsabile riprendendo solo animali in assoluta libertà e senza nessun escamotage o attrattiva. Credo fermamente che se si sceglie di fotografare in natura non debba mai venire meno il rispetto per l’ambiente e per le specie che vi dimorano; l’etica deve essere un fattore imprescindibile, da anteporre sempre e comunque al risultato fotografico. A tal proposito da alcuni anni ho aderito a Nature First, un movimento per la diffusione dei principi di una fotografa responsabile e corretta in natura.



Qual è l'aspetto fondamentale della tua fotografia?

La mia fotografia è quasi sempre una diretta conseguenza di una personale attività di studio e ricerca sul campo, sia dei luoghi che delle specie animali e vegetali. Amo ricercare ambienti quanto più solitari e remoti, uscendo spesso fuori dai soliti sentieri battuti, e una volta raggiunti immergermi in essi, tornando più e più volte fino a coglierne il vero genius loci. È questo un approccio che richiede tempo, conoscenza della montagna, pazienza e perseveranza ma al contempo è anche l’unico che permette di arrivare a comprendere davvero un determinato luogo; e con la piena conoscenza man mano iniziano anche ad arrivare le immagini che nella mia visione meglio lo rappresentano. Immagini che poi tutte assieme, l’una accanto all’altra, racconteranno l’anima di quel posto, dal più ampio dei panorami al più piccolo dei dettagli ripreso con una lente macro.




Anemoni


C'è una foto che ti rappresenta o che ti sta particolarmente a cuore? Parlaci di questo scatto.


Questa per me è davvero una domanda difficile a cui rispondere: sono molte le immagini alle quali per vari motivi sono legato e poi, come appena detto, mi piace raccontare specie e luoghi riprendendoli in situazioni e punti di vista molto differenti tra loro ma al contempo assolutamente complementari, per cui difficilmente riesco ad identificare un’immagine che da sola vale in assoluto più di altre.

Dovendone scegliere una potrei comunque indicare l’immagine che ritrae un contorto bosco di faggi sotto una copiosa nevicata. Questa immagine è stata scattata nell’inverno del 2018, una stagione nella quale mi sono dedicato quasi esclusivamente a fotografare le grandiose faggete dei Monti Simbruini strette nella morsa dell’inverno, tra neve e gelo.


Nevicata nella faggeta


Fotograficamente è stato un periodo esaltante. In particolare, quel giorno mi trovavo da solo (come spesso succede) nel silenzio assoluto che caratterizza il paesaggio invernale, quando inizio una delle più belle ed intense nevicate a cui mi sia finora capitato di assistere; in breve tempo mi ritrovai immerso in atmosfera a dir poco fiabesca. Il ricordo di quei momenti è ancora vivo, come se non fossero passati già oltre 4 anni.

 

Grazie per essere stata ospite del blog, in conclusione parlaci dei tuoi progetti futuri.


Progettualità e territorialità sono due aspetti che a mio avviso si legano indissolubilmente tra loro nell’ambito della fotografia naturalistica e che di fatto hanno caratterizzato fin qui il mio personale percorso fotografico. Per il futuro quindi mi piacerebbe continuare a fotografare seguendo queste linee guida ed avendo sempre come obiettivo ultimo quello di favorire per quanto possibile la conoscenza della natura. Al momento ho in mente qualche idea su un nuovo progetto incentrato su un’area poco conosciuta e fotografata, sempre in Appennino centrale, spero di riuscire a concretizzarlo.


PER SAPERE DI PIU' SU DANIELE:




Acquista il libro di Daniele: Orizzonti Simbruini

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