ELISA CONFORTINI - IL PARCO NAZIONALE DELLE FORESTE CASENTINESI, MONTE FALTERONA E CAMPIGNA
Ciao Elisa e grazie per aver accettato questo invito come quarto ospite del blog e dei "Fotografi del territorio". Parlaci un po' di te.
Chi è Elisa Confortini?
Ciao Andrea, grazie per avermi invitata sul tuo blog. Sono nata a Brescia, per poi trasferirmi prima a Genova e ora in provincia di Arezzo. Sono perito agrario di formazione ma per diversi anni mi sono occupata di ceramica e in particolare di scultura. La fotografia, che ha avuto un ruolo importante nella mia gioventù, portandomi anche a lavorare, per un breve periodo, in uno studio fotografico, è tornata in maniera preponderante nella mia vita nel 2016. Fotografare mi permette di immortalare dei momenti privilegiati e restituirne l’emozione.
Come è nata la tua passione per la fotografia e cosa ti ha spinto a dedicarti alla fotografia di paesaggio e naturalistica?
Non ho un ricordo preciso del quando e perché sia nata, nessuno nella mia famiglia si è mai interessato di fotografia ma per il mio quindicesimo compleanno ho chiesto la mia prima reflex. Si trattava di una Practica BC1, a pellicola ovviamente. In quei primi anni mi sono rivolta soprattutto alla macro perché i soggetti erano più facili da trovare, per me che allora vivevo in città.
Nel mese di luglio, nella fresca ombra della foresta al crepuscolo si possono incontrare degli splendidi coleotteri, i cervi volanti, che cercano un partner per accoppiarsi
Essendo, da che ne ho memoria, attratta e interessata a tutte le creature viventi mi sono da subito dedicata alla fotografia naturalistica. All’inizio è stato un modo per documentare e conservare il ricordo delle mie esperienze di scoperta della natura. Quando nel 2016 ho ripreso a fotografare ho avuto la possibilità di occuparmi di tutta la fauna, di viaggiare e, complice anche il lavoro in campo artistico che ho svolto per anni, ho avuto un approccio particolarmente attento anche all’estetica e alla ricerca fotografica. Valorizzare un soggetto naturale penso possa servire per attirare l’attenzione su di esso e sensibilizzare anche un pubblico più ampio...non si può amare ciò che non si conosce.
Descrivi brevemente il territorio in cui operi: cosa ha di speciale e perché le persone dovrebbero interessarsi a queste aree?
Mi sono innamorata del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, dei suo boschi, delle sue faggete, luoghi ancora impervi e incontaminati. Qui è nata, nel lontano 1959, la prima Riserva Integrale italiana, quella di Sasso Fratino (il primo atto concreto di una politica di protezione della natura) un lembo importante di territorio italiano dove gli alberi nascono, crescono e
invecchiano per secoli seguendo le leggi della Natura. Un laboratorio naturale dove apprendere il funzionamento degli ecosistemi e quindi sviluppare strategie per la conservazione della biodiversità (dal 2017 è diventata patrimonio mondiale dell'umanità dell’Unesco).
I cespugli hanno un grande valore ecologico, vi trovano cibo e riparo numerosissimi animali, tra i quali questo fringuello che ha appena spiccato il volo.
Ritengo però che ogni territorio abbia delle caratteristiche, dei punti di forza che lo rendono in qualche modo speciale. Spesso rivolgiamo il nostro sguardo a luoghi lontani, sperduti e incontaminati (se ne esistono ancora) che indubbiamente sono splendidi e ricchi di opportunità fotografiche, ma tendiamo a sottovalutare la bellezza a noi vicina, le creature che vivono accanto a noi, spesso celate, per paura, ai nostri sguardi. Io credo che il compito di ogni fotografo naturalista sia quello di dedicarsi anche al proprio territorio, qualunque esso sia. L’ obiettivo è invitare le persone ad interessarsi anche agli ambienti e agli animali nostrani e ad aiutarli, aumentare la consapevolezza e ispirare le persone ad apprezzare la natura che ci circonda, ad agire lasciandosi incantare da essa, apprezzando il fascino e la ricchezza dei prati incolti e delle foreste, evitando le sostanze tossiche che uccidono gli insetti, coltivando piante che li favoriscono. Possiamo essere tutti parte del cambiamento... che inizia a casa nostra.
Dopo una nevicata notturna, un giovane cervo maschio si muove nella radura alla ricerca di nutrimento.
Come pensi possa contribuire la tua fotografia rispetto alle zone in cui operi?
Il progetto che ho realizzato riguarda il Casentino e in particolare la parte toscana del Parco delle Foreste Casentinesi. Il territorio è caratterizzato dalla dorsale appenninica e da grandi estensioni forestali che sono la sua più grande ricchezza. Qui vive una popolazione di cervi che, per consistenza e vastità di areale, è tra le più rilevanti dell’Italia peninsulare, grazie anche ad operazioni di reintroduzione effettuate intorno alla metà del XIX sec. e nel secondo dopoguerra.
Il momento che precede appena il tramonto del sole è il migliore per immortalare un cervo che bramisce tra i cespugli di un bosco rado.
Parlaci del tuo progetto "territoriale", da quanto tempo ci stai lavorando e qual è il suo punto di forza secondo te?
Ho scoperto questo territorio quasi per caso nel 2018, su invito di un amico. La prima visita è stata in occasione del periodo del bramito dei cervi, ma poi, affascinata e incuriosita da questi animali, ho deciso di seguirli lungo tutto l’arco dell’anno. Spesso anche la fotografia naturalistica risente di una sorta di mordi e fuggi, il grosso interesse per un animale è concentrato solo in un momento ben specifico, vuoi perché ha un particolare comportamento o perché è più facile da individuare, e poi scema per il resto dell’anno. Io ho voluto invece seguire gli stessi animali durante un intero anno, partendo dal tardo autunno per arrivare all’autunno successivo. Un viaggio tra boschi e radure, prati e ruscelli, seguendo il ritmo delle stagioni, alla ricerca di luci e d’atmosfere, cercando sempre di mettere in risalto i soggetti.
Verso la fine dell’inverno, ho potuto fotografare la cerva attraverso l’intrico dei rami di un rovo che mi celava alla vista.
Il Parco è stato istituito solo nel 1993 e qui gli animali non sono confidenti come in altri parchi italiani o esteri, inoltre la grande copertura forestale del territorio permette loro di restare celati alla vista. Ma il mio ripercorrere gli stessi sentieri, gli stessi passi mi ha regalato innumerevoli incontri, più di quanti avrei potuto immaginare quando il progetto è iniziato. E non solo i cervi sono stati i protagonisti ma molti altri animali hanno incrociato questo mio cammino di scoperta. Ho avuto la fortuna di osservare i daini rincorrersi nei prati, le volpi celate tra l’erba, i tassi al crepuscolo ma, senza dubbio, l’incontro più emozionante è stato con un branco di undici lupi che riposavano ai margini di una radura tra i colori dell’autunno. Alla fine le immagini sono state talmente tante e alcune significative che ho deciso di raccoglierle in un libro dal titolo appunto: Le stagioni dei cervi. Il libro vuole essere un omaggio ai miei amati animali e ad un territorio che, nonostante sia fortemente antropizzato, sa regalare momenti ed esperienze di vera immersione nella natura.
Ritratto di tasso realizzato all’imbrunire in occasione di un inaspettato e davvero ravvicinato incontro.
Cosa pensi dell'impatto della fotografia social sul territorio e sulle aree particolarmente sensibili dal punto di vista naturalistico?
L’avvento dei social ha indubbiamente avuto il merito di facilitare l’accesso alle informazioni e far conoscere ad una grande platea luoghi di rilevante interesse anche naturalistico. Se questo da un lato è un bene perché una maggiore coscienza collettiva permette una maggiore attenzione alla preservazione, dall’altro ritengo che tutte le informazioni veicolate attraverso canali ad ampissima e non controllabile diffusione debbano essere limitate. Personalmente non indico mai le coordinate precise del luogo dove è stata scattata una foto e invito tutti a non farlo, soprattutto se si tratta di specie particolarmente rare o minacciate (spesso per questo ancora più vittime di una ricerca esagerata). La caccia al like non dovrebbe mai essere la finalità della fotografia, in particolare di quella naturalistica, non dobbiamo mai dimenticare che interagiamo con esseri viventi e ambienti già molto spesso fragili e a rischio, il nostro compito dovrebbe essere quello di valorizzarli per preservarli e non metterli ulteriormente a rischio per un breve momento di appagamento personale.
I lupi riposano ai margini di una radura nel pieno dell’autunno. Il branco era composto da 11 esemplari ma solo 7 sono entrati nell’inquadratura.
Qual è l'aspetto fondamentale della tua fotografia?
Sono fondamentalmente una fotografa di animali, di qualunque tipo essi siano mammiferi, uccelli, rettili o insetti. Se ci sono le condizioni mi rivolgo anche al paesaggio, alle piante, ai fiori, ma la presenza di una creatura mi stimola enormemente di più. E’ come se mi guidasse, anche per quando riguarda lo scatto. L’animale, che si muove, che
interagisce con ciò che lo circonda detta legge e in un certo senso, determina le mie scelte di inquadratura, tempi di scatto, sfuocato, ecc. E’ un dialogo a distanza, silenzioso e magico che si instaura solo quando si riesce a rispettare il soggetto nel suo ambiente, accettando i suoi comportamenti e le necessarie attese.
Una cerva resta accovacciata accanto al suo piccolo in una nebbiosa mattina autunnale.
C'è una foto che ti rappresenta o che ti sta particolarmente a cuore? Parlaci di questo scatto.
Fortunatamente ci sono molte mie immagini che amo e che rappresentano il mio modo di fotografare, di approcciarmi ai soggetti, la mia visione estetica, ma sono sempre alla ricerca di qualcosa in più, e quindi immagino che la prossima fotografia possa essere, per me almeno, migliore della precedente. Per rispondere alla tua domanda ho scelto allora uno scatto che ha rappresentato un punto di partenza, si tratta di due poiane fotografate nel delta del Po in un lontano dicembre di quattro anni fa. Era una fredda giornata d’inverno, e mi trovavo in un capanno. La giornata non era delle più promettenti, il cielo grigio, nebbioso, la luce scarsa, per nulla interessante e comunque insufficiente per consentire di fermare il movimento degli uccelli (a meno di non impostare altissimi valori di iso). Ho fatto alcuni scatti ma li ho eliminati subito, terribili. Le poiane sono sempre belle da osservare ma le avevo già fotografate e sicuramente in condizioni migliori. Allora perché non tentare un approccio diverso e contrario. Ho abbassato gli iso e alzato i tempi e dopo alcune prove ho ottenuto il risultato di mosso che gradivo di più. Ho fotografato un pò alla cieca perché non stavo più fissando un istante ma un insieme di istanti. La maggior parte degli scatti sono risultati troppo caotici, ma poi eccolo quello giusto. Una poiana si muove all’indietro per allontanarsi all’arrivo di un altro esemplare. C’è tutta la dinamicità dell’azione ma restano leggibili i due individui, i loro becchi, gli artigli, le ali e lo sfondo neutro permette loro di delinearsi.
Da allora sono cambiate molte cose, ho frequentato di rado i capanni, ho cercato un approccio più intimo e personale, ma quella giornata e quell’immagine mi hanno insegnato a cercare sempre il mio modo di raccontare la storia, l’incontro, a considerare il meteo un elemento come gli altri e ad allearmi con esso, a muovermi senza preconcetti o parametri precostituiti e a sfruttare tutte le situazioni al meglio. Non sempre lo scatto arriva, e spesso le attese sono infruttuose, ma se si resta in ascolto, con la mente aperta la natura, in un modo o nell’altro, ci ripaga sempre.
Grazie per essere stata ospite del blog, in conclusione parlaci dei tuoi progetti futuri.
Dopo la realizzazione del libro, che si è rivelata più impegnativa del previsto e ha richiesto un lavoro concentrato su relativamente pochi soggetti e ambienti, ho ripreso ad esplorare il territorio senza un obiettivo preciso. Mi sono resa conto però che amo dedicarmi ad un progetto, ad una storia.
In effetti già durante il primo lockdown, data l’impossibilità di spostarsi, ho iniziato un lavoro di macrofotografia veramente a km 0, partendo dai lepidotteri per poi estenderlo ad alcuni altri insetti e aracnidi. Ora ho raccolto parecchi scatti e mi piacerebbe concretizzarlo in qualche modo per attirare l’attenzione su queste splendide e utilissime piccole creature.
PER SAPERE DI PIU' SU ELISA:
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