top of page

Fotografi del Territorio - Episodio 3

LUCA DE SIENA - I MONTI AURUNCI e IL GOLFO di GAETA


Ciao Luca e grazie per aver accettato questo invito come terzo ospite del blog e dei "Fotografi del territorio". Parlaci un po' di te.


Chi è Luca De Siena?

Ho una formazione da musicista ma fin da piccolo ho amato esprimermi attraverso le immagini. Da bambino disegnavo molto e riportavo spesso su carta le esperienze di vita, le scoperte fatte dando forma ai vissuti e alle emozioni ad essi legate attraverso le matite e i colori. Sempre da piccolo ho avuto una grande passione per la natura e la conoscenza di tutto ciò che ci circonda. Conservo ancora tutti i libri pieni di illustrazioni di animali e piante sui quali trascorrevo i miei pomeriggi. Ho studiato al liceo scientifico perché successivamente volevo iscrivermi a scienze naturali ma poi la vita sceglie per te, ti fa scoprire altre passioni, altri traini... si direbbe che sono finito proprio da tutt'altra parte eppure nel Medioevo la musica conviveva assieme all'aritmetica, alla geometria e all'astrologia nelle scienze del Quadrivio.



Come è nata la tua passione per la fotografia e cosa ti ha spinto a dedicarti alla fotografia di paesaggio e naturalistica?

Mio padre ha lavorato come fotografo per molti anni pertanto la macchina fotografica è stato un oggetto con il quale ho sempre avuto dimestichezza. Purtroppo però non mi ha mai insegnato molto a parte a non mettere le dita o altri ostacoli davanti alla lente e a rimanere perfettamente fermo in fase di scatto... sarà per una forma inconscia di ribellione che poi ho fatto largo impiego del mosso intenzionale e del front bokeh nelle mie foto? non lo escluderei del tutto! Ho cominciato a fotografare con assiduità verso il 2006 con una compatta Sony. Nel 2009 la mia prima reflex e la voglia di approfondire la tecnica fotografica che ho cominciato a studiare da autodidatta. Illuminante per me è stato l'incontro con Beniamino David che già da anni fotografava la natura del mio territorio. Mi ricordo che con un commento sulle mie foto mi invitò a cambiare prospettiva d'osservazione. Inoltre, sempre grazie a lui, scoprii un filone di fotografia naturalistica fatta di tanti autori che ancora oggi ammiro e seguo. L'incontro giusto al momento giusto insomma!



Descrivi brevemente il territorio in cui operi: cosa ha di speciale e perché le persone dovrebbero interessarsi a queste aree?


La caratteristica peculiare di questo territorio è l'estrema vicinanza delle cime dei monti Aurunci al mare del golfo di Gaeta. Questa condizione crea una enorme biodiversità di ambienti che tra l'altro configurano questo territorio come cerniera di raccordo fra le specie animali e vegetali del sud e quelle del nord della penisola italiana.



Come pensi possa contribuire la tua fotografia rispetto alle zone in cui operi?

Penso che possa aiutare a capire che, almeno a livello naturalistico, non esiste una “Italia minore” ma che la ricchezza del paesaggio non è data per forza dai luoghi iconici e dalle rarità naturalistiche quanto piuttosto dalla sua unicità che è determinata dalla posizione geografica, dalla caratteristiche climatiche le quali lo rendono diverso da tutte le altre zone del pianeta Terra.



Parlaci del tuo progetto "territoriale", da quanto tempo ci stai lavorando e qual è il suo punto di forza secondo te?

Percorro e fotografo questo territorio da più di 10 anni. A mio avviso il punto di forza di questo progetto risiede proprio nella varietà di ambienti: posso passare una mattinata oltre i 1000 metri di quota a scattare macro di specie di fiori rare e protette e poi scendere in meno di mezz'ora sulla costa del mare o lungo le sponde del fiume Garigliano per ritrarre il movimento dell'acqua, il tutto in un raggio di circa 10km.



Cosa pensi dell'impatto della fotografia social sul territorio e sulle aree particolarmente sensibili dal punto di vista naturalistico?


È una situazione preoccupante. Sono sempre stato diviso fra il dilemma di rendere accessibile il territorio per farlo conoscere al fine di sensibilizzare la massa verso la sua tutela oppure chiuderne l'accesso e celarlo al fine di preservarne la sua integrità. Non ho risposte, è una questione davvero spinosa. Ci sono territori che devono sostenere un grande impatto dato dal turismo di massa (mi vengono in mente Castelluccio di Norcia o alcune zone dell'Abruzzo e dell'Alto Adige). Anche qui da me la situazione comincia a dare segni preoccupanti soprattutto quando un'area protetta viene vista come una risorsa da sfruttare economicamente aumentando l'affluenza di visitatori. E hai fatto bene a tirare in ballo la questione social: con i social ho visto appassionati di fotografia anche di una certa età rimanere vittime dei meccanismi del mezzo divenendo voraci di consensi e like verso le proprie foto, criticando gli altri per condotte che in realtà erano esattamente quelle che essi stessi stavano tenendo. Insomma, una vera e propria epidemia “psico-social” verso cui credevo (speravo!) che i più anziani e saggi fossero immuni, resistenti e che ci dessero il buon esempio.



Qual è l'aspetto fondamentale della tua fotografia?

La componente emotiva. Ho rinunciato da tempo alla presunta obiettività della fotografia, alla ricerca della documentazione del reale a tutti i costi. Preferisco partire dall'emozione. Se arriva quella, se si crea un legame emotivo con lo spettatore allora da lì in poi quella persona potrebbe incuriosirsi verso una particolare specie ritratta o anche su una tecnica usata e quindi creare un dialogo che continua, che va oltre lo scatto. Suppongo che questo sia un approccio “musicale” tutto sommato, no?




C'è una foto che ti rappresenta o che ti sta particolarmente a cuore? Parlaci di questo scatto.


Domanda davvero difficile perché sono costantemente alla ricerca della prossima foto sperando che sia migliore della precedente. Questo non vuol dire che rinnego i miei scatti ma che ho imparato a non affezionarmici particolarmente. In ogni caso se proprio devo indicartene una, direi che questa è un po' una sorta di pietra miliare per me. Stavo cercando una transizione tra la fotografia macro creativa e quella di paesaggio più intimo e credo di essere riuscito a compiere questo passaggio con questo scatto. Il paesaggio rispetto alla macro è molto più difficile da tenere sotto controllo per ottenere una composizione pulita che includa solo gli elementi essenziali. Qui credo di essere riuscito a condensare la mia idea di fotografia di natura al di là dei sottogeneri.




 

Grazie per essere stato ospite del blog, in conclusione parlarci dei tuoi progetti fotografici futuri.


Grazie a te! Sono stato davvero onorato dell'invito. Con altri fotografi italiani (Antonio Aleo, Fabrizio Marocchini e Cristiano Vendramin) abbiamo dato vita al progetto innerscape che intende valorizzare il paesaggio più intimo, meno ampio e spettacolare. Una fotografia di prossimità lontana dalle cartoline che mira a enfatizzare il rapporto fra l'intimo del fotografo e la scena ripresa. Il mio auspicio è di dar vita assieme a loro a un progetto unitario, una pubblicazione o anche una mostra che possa dar voce a questa nostra idea della fotografia di paesaggio. Alcuni nomi importanti della fotografia naturalistica italiana qualche volta mi hanno anche istigato a condensare il mio lavoro sul territorio in un libro. A parte esserne lusingato, devo ammettere che per ora non ho preso troppo seriamente la proposta poiché penso che un libro sia un qualcosa di molto diverso da un post sui social, è un qualcosa di cui rimane una traccia più indelebile ed è come se non mi sentissi mai abbastanza maturo, sicuro di me per dire definitivamente al mondo “questo è il Luca fotografo naturalistica”. Sarà anche che sono un collezionista di libri di fotografia naturalistica e il livello con il quale ci si andrebbe a confrontare oggi è molto alto e si rischia di bruciare un'occasione se non si ha un'idea di un progetto forte con dei contenuti altrettanto validi. Infatti in Italia vedo molti libri di fotografia di natura nati un po' forzatamente, solo perché a un certo punto il libro è una tappa obbligata. D'altro canto devo dire che sono stato molto contento di contribuire al libro dell'AFNI (di cui sono socio) sui boschi e le foreste d'Italia con molti scatti realizzati proprio sui monti Aurunci, “le montagne dietro casa” come mi piace chiamarle.


PER SAPERE DI PIU' SU LUCA:




221 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page