EMANUELE BARONCELLI - ALPI APUANE
Ciao Emanuele grazie per aver accettato questo invito e di aver inaugurato questa sezione del blog a cui tengo particolarmente molto. Parlaci un po' di te.
Chi è Emanuele Baroncelli?
Sono Emanuele Baroncelli e ho 37 anni. Sono nato a Prato, ho vissuto 20 anni a Empoli e attualmente vivo in Versilia. Questa terra mi ha conquistato e ha contribuito a coltivare in me la passione per la fotografia, grazie al suo territorio che spazia dal mare a quasi 2000mt nel raggio di pochi km. Lavoro nel settore turistico, sono Guida Ambientale Escursionistica e socio CAI della sezione di Pietrasanta. Come è nata la tua passione per la fotografia e cosa ti ha spinto a dedicarti alla fotografia di paesaggio e naturalistica?
I primi approcci al mondo della fotografia nascono in camera oscura con mio padre: il mio sguardo curioso lo vedeva sviluppare le sue fotografie di montagna, Appennino e Dolomiti su tutte, e macro. Entro nel mondo della fotografia digitale nel 2015, proprio in concomitanza con la perdita di mio padre. Parallelamente alla passione fotografica ho iniziato a coltivare la passione per le camminate, in montagna sulle vette delle Alpi Apuane: quei momenti erano per me una momentanea evasione dalla realtà quotidiana. Queste due passioni continuano ancora a rafforzarsi a vicenda dentro di me, spinto però da un'altra motivazione: la curiosità e lo stupore verso l'ambiente naturale. La mia costante ricerca del contatto intimo con la natura è alla base del mio approccio fotografico e cerco di rappresentare le forti emozioni che riesce a trasmettermi ogni volta.

Le Apuane essendo vicine al mare richiamano spesso correnti umide. In determinate condizioni di alta pressione, si forma un vero e proprio mare di nuvole. Quando filtra la luce, si creano scenari onirici
Descrivi brevemente il territorio in cui operi: cosa ha di speciale e perché le persone dovrebbero interessarsi a queste aree?
Le Alpi Apuane sono montagne conosciute ai più per la loro “appetibilità commerciale” dovuta all'estrazione del marmo. Ci vorrebbe un articolo a parte (e non basterebbe) per smontare tutti i falsi miti costruiti “ad hoc” per provare a celare uno dei più grandi disastri ambientali. Mi limiterò a dire che le cave, al giorno d'oggi, sono delle miniere che lavorano ad un ritmo forsennato, con pochissimo quantitativo estratto che va a finire in “opere d'arte”: il vero business è sbriciolare i
monti per ricavare il carbonato di calcio, per i più svariati usi industriali. Il tutto legalizzato da una normativa che permette di far arrivare un sito estrattivo ad una percentuale del 75% di materiale di scarto a fronte di 25% di blocco.
Per approfondimenti, questo video merita assolutamente una visione: https://www.youtube.com/watch?v=xzYPPoLZfQQ
In realtà queste montagne sono uno scrigno di biodiversità incredibile, non sono solo marmo. Uno scrigno botanico: le Apuane sono chiamate anche "Giardino d'Europa". Una ricchezza floristica dovuta ai numerosi fattori che caratterizzano in maniera unica questa zona. Essa si sviluppa in un’area di circa 50 km di lunghezza per 23 di larghezza, e che da sola conta circa il 30% dell’intero patrimonio floristico italiano. Inoltre, può vantare la presenza di circa una trentina di piante endemiche (ovvero crescono solo in Apuane, non sono presenti in nessuna altra parte del mondo), alcune purtroppo a rischio causa estrazione marmo; altre specie sono relitte (ovvero “scese” da nord durante le ultime glaciazioni e adesso isolate in pochi punti con clima più favorevole). Talvolta, la differenza di vegetazione tra il versante marittimo rivolto principalmente a sud-ovest e quello interno garfagnino rivolto a nord-est, è spettacolare! Uno scrigno geologico: la loro successione metamorfica emerge come una vera e propria isola, le rocce del basamento, le più antiche, si sono formate in età paleozoica. Le Apuane sono costituite principalmente da rocce calcaree e al loro interno scorrono vere e proprie “vene” di acqua. Migliaia sono le grotte (enormi sistemi come Antro del Corchia che hanno collegati circa 70km esplorati di pozzi, grotte, cavità carsiche.. chissà quanti altri da esplorare), abissi (alcuni superiori a 1000mt) e i fiumi sotterranei. Sono una delle zone carsiche più importante d'Europa. Non da meno l'interesse storico, antropologico..ecc... Sono montagne aspre di quasi 2000mt con il mare ai loro piedi. Andate in Apuane a percorrere una via di lizza: lì c'è tutta l'essenza appena descritta di questi monti. (Se non sapete cosa sono, cercate qualche testimonianza sulle vie di lizza delle Alpi Apuane, a ricordo di come anni fa l'estrazione del marmo fosse un lavoro eroico e con ritmi di estrazione nettamente inferiori a quelli odierni.. adesso fanno tutto, o quasi, le macchine).

un'immagine emblematica: una femmina di Muflone che si trova in un ambiente distrutto dall’uomo che l’ha introdotto in quella zona anni decine di anni prima. A suo modo si è creato col tempo un “innaturale” equilibrio
Come pensi possa contribuire la tua fotografia rispetto alle zone in cui operi?
Le Alpi Apuane sono montagne bellissime e non semplici da fotografare. La mia “missione” come quella di tanti altri fotografi, amici e non, che ritraggono questi monti spettacolari è sicuramente quella di far conoscere una bellezza che a fatica in questi anni è stata pubblicizzata dai vari enti preposti. In questi anni vedo un interesse crescente e mi rendo conto però che non sono adatte ad accogliere un turismo di massa: sono carenti di infrastrutture, con alcuni luoghi accessibili da una viabilità precaria. Sicuramente è anche il lato bello di questi monti, per mantenere la loro natura selvaggia. Se un giorno, il turismo e altre attività del territorio eco sostenibili (es. agriturismi, aziende agricole,visite guidate, strutture ricettive..ecc) potessero contribuire a far chiudere almeno le cave che operano dentro l'area Parco (si, dentro al Parco Regionale delle Apuane ci sono cave attive e neanche poche. La zona di Carrara, il bacino estrattivo più importante, neanche è stato fatto entrare in area Parco)... sarebbe veramente bello, sempre a patto che le Apuane siano rispettate da chi le frequenta. Ma questa purtroppo è al momento un'utopia su tutti i fronti.

Una ripresa della Pania Secca e della Pania Verde innevate in un'alba di maggio. Un evento decisamente raro per essere in quel mese, salire in vetta “nuotando” in 40-50 cm di fresca
Parlaci del tuo progetto "territoriale", da quanto tempo ci stai lavorando e qual è il suo punto di forza secondo te?
Il mio “progetto territoriale” in questi luoghi è iniziato nel 2015 quando, come scritto in precedenza, ho scoperto il mondo apuano e ho contemporaneamente cominciato a fare fotografia più seriamente. Credo che non lo abbandonerò mai, ormai mi sento legato a questo territorio che mi ha conquistato una decina di anni fa, quando mi sono trasferito. Spero ovviamente di visitare e fotografare tanti altri luoghi in giro per il mondo ma questa sarà sempre la mia casa: dove ricaricare le energie e dove unirsi in un legame profondo con l'ambiente. Una casa purtroppo che a volte posso ritrovare
più bassa di qualche metro e che mi farà sempre ricordare che per il denaro non si guarda in faccia a niente e nessuno. Spero di concretizzare quanto prima una raccolta fotografica di questi anni di scoperta, per chiudere un primo capitolo!

Il lago di Isola Santa è tra i pochi laghi presenti (tutti artificiali, sbarrati da diga) in Apuane. La prevalenza di roccia calcarea carsica non permette infatti il formarsi di laghi superficiali o di torrenti con impetuose cascate.
Cosa pensi dell'impatto della fotografia social sul territorio e sulle aree particolarmente sensibili dal punto di vista naturalistico?
Che i social siano un'arma potentissima e dannosa per certi ambienti naturali, facendoli diventare mainstream, è un dato di fatto. Il problema è come viene recepito il messaggio dall'usufruitore. Mi spiego: tutti noi abbiamo ampliato il nostro bagaglio di conoscenza di nuovi posti grazie ai social, questo è innegabile. Mettiamo caso che io voglia andare a vedere il Lago di Braies (un esempio a caso) e farmi un selfie (cosa molto difficile conoscendomi) strappalike da pubblicare su Instagram. Lo potrei anche fare, nessuno lo vieta fortunatamente, mi sogno però di andare in certi posti e non rispettare ciò che mi circonda. Ogni ambiente ha le sue caratteristiche peculiari e vari rapporti ecologici che l'hanno reso tale grazie all'equilibrio naturale creatosi nel corso degli anni. I social purtroppo fanno arrivare messaggi anche a persone che non rispettano gli ambienti naturali, e questo è un problema. Prendiamo un esempio recentissimo, maggio è il periodo delle fioriture e sulle Apuane è diventata famosa grazie ai social la fioritura di narcisi selvatici sul Monte Croce. Proprio questa zona in questi periodi diventa meta di veri e propri
pellegrinaggi, ma quanto si arriva a vedere su instagram persone che letteralmente rotolano lungo i versanti e i crinali, calpestando, strappando e danneggiando le fioriture selvatiche, beh qualche provvedimento penso sarebbe necessario prenderlo. Una buona idea a mio avviso per sensibilizzare maggiormente le persone e formarle potrebbe essere quella di introdurre l'educazione ambientale già nei primi anni di scuola dell'obbligo.


La fioritura di narcisi (Narcissus poeticus)del Monte Croce, un meraviglioso spettacolo da preservare
Qual è l'aspetto fondamentale della tua fotografia?
La mia vita di fotografo cambia sovente percorso durante gli anni, ciò dovuto a tanti fattori che ne influiscono. Devo ammettere che sto cercando nuovamente una mia dimensione, dopo il periodo di stop forzato causa Covid. Al momento mi concentro molto su dettagli e particolari atmosfere. L'importante è sempre e comunque non cercare di copiare a pappagallo il lavoro altrui: è difficile esserne totalmente esenti con il boom di foto che vediamo sui social.

Un scheletro di pino (presumibilmente marittimo) emerge dietro i resti incendiati di un'erica scoparia. Se vi trovate a camminare in un'area con prevalenza di ginestroni ed erica scoparia, molto probabilmente in passato vi è stato un incendio. Queste due essenze infatti sono tra le prime a ricolonizzare un ambiente bruciato.
C'è una foto che ti rappresenta o che ti sta particolarmente a cuore? Parlaci di questo scatto.

Due aspetti fondamentali si celano dietro questo scatto. E' stato uno dei primi passi per provare a svincolarmi dalle solite foto in cui ritraevano un soggetto visto da me moltissime volte. Ho provato a cercare composizione diversa, aiutato anche dalle nuvole. Ero partito quel giorno con un'altra idea fotografica e mi sono ritrovato per la prima volta ad esplorare altri punti di vista. Il secondo aspetto è stata la paura, superata, di rientrare da solo all'automobile dopo circa 2 ore di sentiero al buio! Ricordo bene anche il terrificante incontro faccia a faccia con un ferocissimo gatto (che avevo scambiato per chissà quale essere mitologico) che mi fissava Riconosco che questi due diversi aspetti possono aver svolto una funzione di “spartiacque” nel mio approccio alla fotografia di paesaggio.
Ringrazio Andrea per avermi concesso questo spazio per parlare dei luoghi a me cari e far capire come essi siano importantissimi per me e per la mia fotografia in generale. Anche Andrea riveste un ruolo importante nella mia vita da fotografo, e per questo gli sarò sempre grato.
PER SAPERE DI PIU' SU EMANUELE:
facebook: https://www.facebook.com/emanuele.baroncelli/
@: emanuele.baroncelli@icloud.com
Instagram: emanuele_baroncelli_
Comentarios